Resto a casa, e scrivo un post che mai mi sarei immaginata di dover scrivere, fino a poche settimane fa. Eppure siamo tutti fermi, sospesi, a fare i conti con noi stessi e le nostra fragilità.
Ma c’è un rovescio della medaglia positivo?
Toccare la paura e prendersene cura
Io sono una persona sempre molto fiduciosa, tendo a cercare sempre gli aspetti positivi delle situazioni e degli eventi che mi capitano, e sto cercando di fare lo stesso anche in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo.
Tuttavia, è dura anche per me, quando persone che conosci non stanno bene. Anche se per fortuna per me e ai miei cari la cosa più pesante da sopportare è la noia, gli occhi per vedere e il cuore per sentire non mi mancano.
L’atmosfera è angosciante, e bisogna scavare dentro di sé a fondo per toccare la paura, l’ansia, e prendersene cura senza farsene sopraffare. (A questo proposito, ti consiglio di leggere un post emozionante scritto da Maddalena di Pensieri rotondi. Lo trovi cliccando qui).
La paura ci sta ricordando che siamo vivi, e che siamo fragili. Se sapremo farne buon uso, la paura ci aiuterà.
L’ottimismo nel tempo dell’attesa
Io resto a casa è l’hashtag del momento, ed è, banalmente, quello che a noi fortunati, non ammalati e non in prima linea, è richiesto.
Forse ci annoiamo, forse ci innervosiamo un po’, ma senza dubbio questo isolamento ha anche un’altra faccia, che ci racconta di un tempo lento e da riempire. Le facce, le voci, i muri, gli odori di questi giorni sono sempre gli stessi, e come lo sto affrontando mi ha raccontato un po’ di me. Qualcosa che non sapevo perchè, grazie a Dio, in quarantena non ci ero mai stata.
Ottimista? Sì, certo, ma non pensare che se faccio uno starnuto non mi venga il dubbio “e se…?”. L’overdose di notizie mi mette ansia e mi fa venire quell’affanno che fa paura. E poi ci sono gli altri, per cui mi preoccupo. La mia nonna anziana, mio suocero diabetico, gli amici disabili, quelli con i figli piccoli. Se entro in questo circolo di pensieri ansiogeni, alcuni alleati sono fondamentali.
Io resto a casa… e cosa faccio?
Domo la paura, un rovescio in aspettato nel dritto della nostra vita, lavorando a maglia, per esempio. Sto producendo tantissimi oggetti, i mercatini estivi saranno pieni di cose nuove, vedrai.
I miei libri, come sempre, mi stanno salvando. Anche in altri periodi della mia vita ho trovato conforto tra le pagine (avevo scritto a riguardo, in passato, questo post). Niente, mi aiuta a controllare l’ansia quanto aprire un libro e volare altrove.
Ah beh, poi cucino. Anzi, più specificatamente, panifico. Pani speciali, pizze, focacce, torte salate… non ho il coraggio di pensare a cosa dirà la nutrizionista, che già con me ha il suo bel da fare anche in tempi meno problematici.
E parlo, parlo tanto, e anche questa non è una novità. Chiamo gli amici, i parenti, parlo con chi mi sta vicino. Del resto cosa, se non l’amore, è ancora e vela, in momenti come questi?
Resto a casa, ma lavoro. E tanto.
Tutto questo è molto poetico, certamente. Ma anche se resto a casa, non esco e aspetto che tutto torni alla normalità, io continuo a lavorare.
All’inizio di questa quarantena ho fatto una promessa a chi mi segue: non mi sarei fermata. Non solo perché, come dicevo, sto creando tanti nuovi accessori, ma anche e soprattutto perché questi giorni hanno bisogno di bellezza. Io non lo so se le mie piccole cose hanno in sé quella bellezza necessaria a sollevare l’anima. Forse no. Ma credo che possano far sorridere, rallegrare anche solo per un attimo. In giornate in cui si ferma il fiato nell’attesa di conferenze stampa, di dati, di numeri; trovare un angolo di colore e spensieratezza può servire a staccare la spina.
Una comunicazione più libera
Non è facile trovare la chiave giusta per porsi agli altri, in questo periodo. Doveroso è riflettere sempre, e ancora di più fare un passo indietro, togliere invece di aggiungere, nel rischio di risultare inopportuni e fuori luogo. A suo modo anche questo è uno sforzo creativo, perché di vendere ne avrei bisogno, ma non ne ho voglia.
Non ho voglia di dirti che le mie fasce sono a sconto e che devi correre ad acquistarle. Non ho voglia di mettere in moto il corriere per una consegna non necessaria.
Allora ho deciso che userò i miei prodotti, le foto che farò, le collane e le sciarpe e gli orecchini che realizzerò, come spunto per parlare insieme, per raccontarci come stiamo vivendo questo momento, per scambiarci idee e consigli. Sarà un modo diverso di comunicare il mio lavoro, più difficile per me, ma forse anche più libero.
C’è tempo, c’è tempo…
Il negozio Etsy è e restarà aperto, anche se le spedizioni sono tutte positicipate almeno alla metà di Aprile. Così se c’è qualcosa che ti piace puoi ordinarlo, o chiedermi di metterlo da parte. Ma vedrai, ci sarà tempo per acquistare. In estate voglio fare un sacco di mercatini e ho già in mente delle promozioni per chi non potrò abbracciare dal vivo.
Ripartiremo insieme e ne vedremo delle belle. Intanto, c’è tempo, ce n’è tanto, riempirlo può essere un’emozione nuova, rivoluzionaria, e tutto andrà bene, davvero.
[Questo post termina con un video, è una canzone che trovo struggente e che amo da sempre. L’ho pensata come colonna sonora di queste parole che hai appena letto. Casualmente, o forse no, ho trovato un filmato che scorre con le immagini di “Una giornata particolare”, film del 1977 di Ettore Scola. Non poteva essere più adatto.]
Gabriella
Fai benissimo a continuare, perché la tua sincerità e il tuo impegno si sentono dalle parole che usi. Leggerti è sempre come una boccata di aria fresca e non sarebbe lo stesso senza di te.
Io ho deciso di fermarmi un po’, il mio carattere mi ha portato a fare un passo indietro, anche se non del tutto. Sto comunicando in modo diverso e non ovunque. Ma lavoro, programmo, rifletto, guardo avanti e dentro me stessa.