La Fashion Revolution Week 2020
La settimana dal 20 al 26 Aprile 2020 è la Fashion Revolution Week, sette giorni dedicati a sensibilizzare le persone su quanto poco sostenibile sia l’industria della moda. Vuoi saperne di più?
Di cosa si tratta
Fashion Revolution è un movimento internazionale, presente in più di 100 paesi nel mondo, fondato nel 2013 da Carry Somers e Orsola de Castro, entrambe già attive nell’industria della moda e ben a conoscenza dei perversi meccanismo del mondo del fashion.
Gli attivisti della Fashion Revolution credono in una moda etica e sostenibile, e questo è il loro manifesto programmatico.
(A proposito, lo sai che ne ho uno anche io?)
Chi ha fatto i miei vestiti?
L’obiettivo del movimento è quello di rendere i cittadini dei consumatori consapevoli, che acqusitino i propri abiti e accessori con la coscienza di quello che spesso bassi costi e materiali “spazzatura” nascondono.
Allo stesso modo, la Fashion Revolution chiede con forza e insistenza ai grandi marchi di rendere trasparente la filiera di produzione. Mostrando volti e storie di chi ha creato i vestiti. L’hashtag è infatti #whomademyclothes, e gioca sul fatto che per molti dei colossi dell’abbigliamento questo è impossibile.
Come mai queste date
Già perché come ti avevo già parlato in questo post, purtroppo il metodo di lavoro dei grandi marchi della moda a basso costo è emerso, drammaticamente, il 24 Aprile 2013. Quel giorno il Rana Plaza, un edificio di 8 piani di Dacca, in Bangladesh, quasi completamente adibito a laboratori di fabbriche tessili (benché giudicato strutturalmente inadeguato a quetso tipo di attività), crollò su stesso. Le macerie rivelarono 1129 vittime e 2515 feriti, soprattutto donne e bambini. Gli addetti a confezionare i vestitini a pochi Euro in vendita da Primark, C&A, Stradivarius, Zara, Mango, Benetton e molti altri.
Proprio in ricordo di questa tragedia, che ha smosso le coscienze di tanti consumatori nel mondo, è stato scelto di celebrare la Fashion Revolution Week alla fine di aprile.
Perché Fashion Revolution
Chiedere alle aziende CHI ha realizzato quello che stiamo comprando e utilizzando è un semplice gesto che può davvero rivoluzionare il mondo della moda. Non dobbiamo mai dimenticare che siamo noi a fare la differenza in questo settore, e che abbiamo tra le mani un grande potere.
I marchi che ho citato poco fa, le aziende che producono la cosidetta moda usa e getta, fatta per restare nei nostri armadi non più di una stagione, vivono dei nostri acquisti. Semplicemente scegliendo, noi possiamo fare una piccola grande rivoluzione.
Come possiamo rivoluzionare i nostri consumi
Come? Preferendo quei marchi che producono in Italia, per esempio, e che garantiscono condizioni sostenibili dei lavoratori, paghe eque, rifiuto del lavoro minorile. Ma anche scegliendo di riparare abiti un po’ sciupati ma ancora indossabili, o cucirli da soli come facevano le nostre nonne, sempre impeccabili. Oppure acquistando abbigliamento e accessori di seconda mano (la mia passione per il vintage non è un segreto).
Un’altra possibilità, che ovviamente mi sta molto a cuore, è quella di acquistare da piccole realtà artigianali. La mia, e come MaMaglia molte e molte altre. Quelle attività dove la faccia, il nome, il cuore di chi produce è sempre ben riconoscibile, dove non devi chiedere né chi né come, perché quel qualcuno è già lì davanti a te.
Fai sentire la tua voce
In più, possiamo chiedere. Alzare la voce, non restare consumatori passivi ma attivarsi, attraverso domande, richieste, informazioni, letture.
Il sito di Fashion Revolution propone molti titoli, rivste e approfondimenti per chi fosse interessato a sapere di più su questo argomento. Mette anche a disposizioni una serie di freebie, cioè immagini, template per storie e poster, per diffondere sui social la nostra opinione e dimostrare da che parte stiamo. Puoi trovarli qui.
MaMaglia e la Fashion Revolution Week
Come molte altre blogger a artigiane, anche io da tempo mi sono impegnata per far conoscere la Fashion Revolution e con essa la realtà di un mondo fatto di colori e lustrini, pubblicità accattivanti e modelli belli come il sole, ma che nasconde sangue e dolore.
Io dico sempre che dobbiamo chiederci, oltre a chi ha fatto i miei vestiti, anche chi sta pagando i 3 Euro di quella magliettina, spesso inutile, che compreremo. I materiali, quando sono di qualità, come quelli che scelgo sempre di usare io, hanno un costo. Costa la manodopera, se lavora con tranquillità e sicurezza. E hanno un costo la promozione, l’esposizione, la vendita. Eppure quella t-shirt costa comunque 3 Euro.
Di cosa è fatta? Chi l’ha fatta? Chi non è stato pagato?
Io ho fatto la tua sciarpa
Quando acquisti da me, questo è il volto di chi ha messo mani testa e cuore nella sciarpa, nella collana, nel cappello che indosserai.
E tu, sai rispondere alla domanda: chi ha fatto i miei vestiti?
Michela
Bellissima idea, sicuramente da condividere! Lo farò
MaMaglia
Queste sono le iniziative che vale sempre la pena di condividere, perché solo così potremo rendere i consumatori più informati!
Gabriella
È esattamente il mio concetto di “creazione”. Per me hanno valore il tempo, la persona e l’ispirazione. È un discorso lungo e complesso e tu sei riuscita a spiegarlo magnificamente.
MaMaglia
Grazie mille, non è così facile rendere l’idea ma in realtà è un modo molto semplice di vivere. Con meno, ma meglio.
Lucy the Wombat
Ottima iniziativa. Me lo ricordo bene l’incendio del 2013 nelle news… oggi non ci sono più scuse per non sapere. Io nel mio piccolo compro molto meno di prima, scegliendo meglio, e amo molto anche prendere capi usati a prezzi stracciati all’op shop sotto casa e dopo un po’ che li ho usati riportarglieli, affinché li vendano una seconda volta a qualcun altro. Così i capi generano più volte valore. 🙂
MaMaglia
Esatto… magari qualcuno può essere modificato, attualizzato, e diventare più belli e di maggiore valore!
rossella kohler
Bellissimo post, Letizia! Conosco la Fashion Revolution Week perché nei miei libri scolastici mi occupo spesso di consumi responsabili. Ma, mentre si parla spesso di sostenibilità e attenzione agli acquisti alimentari (mai abbstanza, certo!), l’argomento moda e abbigliamento non viene trattato quanto si dovrebbe. Modificare i nostri consumi individuali è certamente importante, sia eticamente, sia perchè si può influire concretamente sul mercato del lavoro e l’economia planetaria.
MaMaglia
Hai proprio ragione, sostenibilità non solo alimentare ma anche su tutti gli altri nostri consumi, che sono, lasciami dire, anche più facilmente controllabili perché non si tratta di acquisti quotidiani.