Charles James: il primo stilista d’America
Charles James, una personalità contorta e vivace, un talento indiscutibile, un artista della moda.
Oggi parliamo del primo stilista d’America.
La colpa è sempre di un libro
Ho già parlato del mio amore per i libri in uno dei miei vecchi post. Anche questa volta, se scrivo, la “colpa” è di un libro, e di un’altra passione, quella per i mercatini del vintage.
Curiosando tra le bancarelle, ho acquistato ad un prezzo ridicolo un bellissimo librone fotografico dedicato a Charles James, nome che in quel momento non mi diceva praticamente niente.
Ma il testo parlava di moda, aveva delle fotografie meravigliose, ed ho deciso di portarlo a casa.
Si trattava del libro “Charles James: Beyond Fashion”, pubblicato nel 2014 in occasione della mostra inaugurale del nuovo Anna Wintour Costume Center al Metropolitan Museum of Modern Art di New York.
Chi era Charles James
Charles Wilson Brega James nacque in Inghilterra nel 1906, e sin dalla prima adolescenza mostrò i tratti salienti del suo carattere eclettico ed irriverente. Fu espulso dalla scuola superiore per una “bravata a sfondo sessuale”, si trasferì a Bordeaux per studiare musica e rientrò in patria soltanto perché un amico di famiglia gli trovò un impiego stabile.
Un lavoro accettato forse per compiacere il padre, ma che avrà un ruolo importantissimo nella sua crescita professionale e personale.
Fu infatti inserito nel dipartimento di design architettonico di un’azienda di servizi pubblici, e lì apprenderà le nozioni geometriche e matematiche che saranno la caratteristica principale delle sue creazioni sartoriali. Tanto che, quando alcuni anni dopo aprirà il suo primo atelier in un garage a New York, si presenterà come “un architetto di strutture sartoriali”.
Inquieto e geniale
Londra, dunque. Poi New York, poi di nuovo in patria, poi una lunga parentesi parigina.
È infatti nella Ville Lumière che Charles James presentò la sua prima collezione nel 1937, e sempre in Francia creò la sua celebre giacca imbottita in satin, definita da Salvador Dalì “una scultura morbida”, e che oggi è esposta al Victoria and Albert Museum di Londra.
Io sono rimasta sbalordita da questo modello. Avessi dovuto datarlo, lo avrei collocato negli anni ’80, ed invece risale a 50 anni prima. Lo stesso succede con molti altri design di Charles James, rivelando l’assoluta genialità e modernità di questo stilista, che però resta inquieto e pieno di turbamenti. Sarà ad esempio salvato da un tentato suicidio dall’amico Jean Cocteau.
Una carriera sfolgorante
Nonostante questa personalità complicata, il talento di Charles James non può però passare inosservato e dopo la II Guerra Mondiale la sua fama crebbe vertiginosamente.
Tra le sue clienti si annoveravano star di Hollywood come Marlene Dietrich, ma anche e soprattutto personalità prominenti della politica, dell’arte, ambasciatrici, artista, filantrope. Una clientela di altissimo livello sociale e culturale che apprezza le forme fuori da ogni canone delle creazioni di James.
Nel 1947 il Brooklin Museum gli dedicò una mostra per il decennale della sua attività e nel 1948 l’amico Cecil Beaton fotografò otto dei suoi più celebri modelli per Vogue.
Vinse due Coty Award nel 1950 e nel 1954, mentre nel 1953 fu insignito di un Neiman Marcus Award. In quello stesso anno crea il Four Leaves Clover (Quadrifoglio), un abito da ballo per la giornalista Austine Hearst, che Charles James considererà per sempre il suo capolavoro.
Si tratta di un abito in seta e satin dal peso di quasi 6 kg, ma che grazie all’effetto di sospensione della gonna risulta leggerissimo non solo allo sguardo ma anche indossato.
Uno stile senza uguali
Charles James è celebre per i suoi abiti da sera e da ballo, vere e proprie sculture che prendono vita una volta indossate. Vestiti mai prodotti in serie, ma sempre pensati per una donna specifica, per il suo corpo e per i suoi precisi movimenti.
Altrettanto innovativi sono i suoi cappotti dalle particolari strutture, fuori da ogni design sartoriale canonico e realizzati con tagli di sbieco e insolite soluzioni.
Ecco un’altra delle sue più celebri idee: un cappotto “cocoon”, un bozzolo caldo e confortevole che avvolge il corpo femminile e che riesce a valorizzare qualsiasi forma fisica. Un altro modello, a mio avviso, incredibilmente attuale ancora oggi.
James si distaccò pochissimo da queste due produzioni (abiti da sera e cappotti), anche se disegnò una collezione di abbigliamento per bambini nel 1956 dopo la nascita del primo figlio Charles James Jr. Si dilettò anche nella progettazione degli interni e di svariati pezzi di arredamento della casa dei mecenati John e Dominique de Menil.
Fondamentale, nello stile di James, anche l’uso assolutamente inconsueto del colore. Aveva un grande senso cromatico ed amava abbinare colori apparentemente discordanti, creando combinazioni geniali e innovative per l’epoca.
Un architetto di strutture sartoriali
A distanza di anni, questa insolita definizione calza ancora a pennello allo stile di Charles James, che grazie ad una formazione non classica riuscirà a “trasformare il fashion design e trasportarlo dalle arti applicate ad una pura forma d’arte” (Cit. Cristobal Balenciaga).
I suoi processi di design non erano ortodossi, applicava il rigore della matematica alla vanità della moda, e grazie a sostegni, tagli, strutture sartoriali e manichini plastici, riuscì a dare vita e sensualità ad impalpabili tessuti e pizzi.
Un visionario
Charles James non saprà mai sfruttare a pieno le potenzialità economiche del suo talento.
Non creerà mai un impero, come fecero invece altri colleghi della sua generazione del calibro di Christian Dior, che lo definì James “Il più grande talento del nostro tempo”.
Non ci riuscì perché era un artista, più che un uomo d’affari. Le sue collezioni nascevano pensando ogni singolo pezzo per una donna a sé, non per essere riprodotti, e questo modello di business poco sostenibile, inevitabilmente, lo penalizzò.
Aveva anche un carattere irruente ed un perfezionismo maniacale che gli rendeva difficile collaborare e rapportarsi con il “fashion system” dell’epoca. Questo, unito all’inquietudine che lo accompagnava da sempre e che sfociò nell’abuso di sostanze stupefacenti, lo portò al ritiro dal mondo della moda all’apice del successo, nel 1958.
Morì due decenni dopo, nel 1978, per una polmonite.
L’eredità di Chales James
Il marchio “Charles James” non esiste più da decenni, ed è al centro di svariate battaglie legali tra gli eredi. Ma anche se non esistono più nuove collezioni che portino avanti l’eredità artistica di questo stilista, Charles James non è mai stato dimenticato.
Sono molti i designer che affermano di dovere molto al suo retaggio, come i già citati Dior e Balenciaga, ed il libro che ho tra le mani e la mostra che esso racconta, ne sono un esempio sfolgorante. Ho trovato un bellissimo video relativo a questa esposizione del 2014, che spiega meglio di me quanto il talento di Charles James ha lasciato in eredità all’effimero mondo della moda e del costume.
Sono quasi certa che anche tu, come me, non conoscevi questo grande stilista… oppure mi sbaglio?
In ogni caso, cosa ne pensi? Non trovi anche tu che le sue creazioni siano di una modernità quasi incredibile?
Crediti: tutte le immagini ed informazioni presenti in questo post provengono dal libro “Charles James: Beyond Fashion”, 2014, The Metropolitan Museum of Art, New York, Yale University Press.
Matilde
No, non ti sbagli. Anche se la moda mi piace e mi interessa non avevo mai sentito parlare di Charles James, è stato davver bello leggere questo post, brava!
MaMaglia
Ti ringrazio, e mi fa piacere aver fatto conoscere una personalità così variegata e creativa!
Francesca Pola
Non avevo mai sentito parlare di Charles James, infatti! Però hai ragione tu, i suoi modelli sono assolutamente attuali..il cappotto Cocoon per esempio lo vedo moltissimo in giro, stavo pensando di comprarlo anch’io per me perché è un modello che mi attira parecchio!
MaMaglia
Io sto meditando seriamente di farlo replicare dalla mia sarta di fiducia… poi almeno nasconde pancette e gonfiori vari! 😀