Le lunghe estati dell’infanzia
Ti ricordi le lunghe, lente e vivaci estati dell’infanzia? Tre mesi da passare senza scuola né compiti. Per qualcuno erano anche trasferimenti, viaggi, per altri solo riposo. E per te?
Estate anni ’80
Per me, che sono nata nel 1980, le estati dell’infanzia sono quelle che coprono tutti gli anni ’80, e buona parte dei ’90.
Allora, come oggi, la scuola finiva intorno al 10 giugno e ricominciava tre mesi dopo, a settembre.
Quello che era diverso, per noi bambini di 30, 40 anni fa, era il tempo. Che si dilatava improvvisamente, diventava nostro e non esistevano campi estivi, centri di danza o musica, soggiorni studio all’estero. C’erano solo le vacanze, e un librettino di compiti che i più diligenti finivano entro giugno, e molti altri prendevano in mano solo dopo ferragosto. Il risultato era il medesimo: a settembre nessuno ricordava quasi niente.
Città vuote
Con gli amici ci salutavamo l’ultimo giorno di scuola. All’epoca pochi bambini restavano a casa nei mesi estivi, molti si trasferivano dai nonni o da altri parenti in campagna, in montagna o al mare. Qualcuno andava al sud dalle famiglie dei genitori, e tornava raccontando meraviglie di mari cristallini e cibi esotici (sì, per me la caponata nel 1987 era un cibo esotico). Le città si svuotavano, letteralmente. A Prato in agosto non erano in funzione nemmeno gli autobus.
Erano davvero tre mesi di stacco dalla normalità, di cambiamento, di nuove esperienze, di vita diversa che aveva altre regole e altre gerarchie.
Io mettevo le infradito a giugno e le toglievo a settembre, e tutti quanti si partiva per il mare.
La partenza per il mare
Partire fa un po’ ridere in effetti… perché per me le estati dell’infanzia, e di quasi tutta l’adolescenza sono trascorse, salvo pochissime eccezioni, in Versilia. A un’ora di macchina da casa, per capirsi. Ma per noi era davvero una partenza a tutti gli effetti, visto che stavamo via tre mesi e partivamo in tanti: la mia famiglia, quella dei miei zii e cugini, e spesso qualche altro amico o parente che ci raggungeva per un po’. E il gatto Lamù.
All’inizio, quando ero più piccola, andavamo in campeggio, poi abbiamo iniziato ad affittare una casa con giardino a Viareggio, e ci portavamo dietro davvero di tutto. Lenzuola, piatti, pentole, case di bambole, libri, una decina di biciclette, sdraio, vestiti per tutta l’estate, il tavolo per giocare a ping pong, l’amaca… Partivamo con le auto e il furgone del negozio stipato all’inverosimile. Un trasloco vero e proprio.
Nei miei ricordi quelle estati erano sempre piene di amici, profumo di pesce grigliato, cene e risate. Soprattutto in agosto, quando anche mio padre e mio zio, chiusi i negozi, restavano al mare, e non solo per il fine settimana.
C’era sempre qualcosa da fare, qualcuno da vedere o da incontrare. Musica, zanzare, creme solari, costumi bagnati, fritture di pesce, cocomeri, bomboloni sulla spiaggia, gavettoni a Ferragosto, cotte e primi baci.
Ti ricorda qualcosa? Sì, erano proprio le estati di Sapore di Mare.
Le estati di Sapore di Mare
Letteralmente. Non solo perché l’ambientazione era quella: la Versilia. Ma perché succedevano proprio quelle cose lì… io ero un po’ piccola per le storie d’amore, ma c’era sempre qualche ragazzino abbronzato che mi faceva battere il cuore. Anche se avevo 14 anni, l’apparecchio, un libro sempre sottobraccio e un fisico che in costume non ha mai dato il meglio di sé.
Ma l’atmosfera era quella, con le “girate” in pineta con la bicicletta, i bagni lunghissimi, le serate a mangiare il gelato in passeggiata e le feste sulla spiaggia. Ne ricordo una passata a ballare gli Ace of Base su dei tavolini, e per fortuna che non esistevano ancora i cellulari a iimmortalare l’evento. Quei tavolini su cui con “gli amici del mare”, dalla Toscana come noi, ma anche quelli di Roma, di Milano, di Padova, riempivamo reciprocamente di disegni la Smemoranda per ricordarsi, anche a dicembre, quanto fosse stata fenomenale quell’estate.
L’estate delle notti magiche, l’estate di “Chi ha ucciso Laura Palmer?”, l’estate col walkman e con gli Swatch, del Festivalbar e dei Take That, dei portachiavi con i ciucci e di “Brandon o Dylan?”.
Al Bagno Firenze di Viareggio c’era ancora il Juke Box, e oltre alla dance e alla hit del momento, ogni tanto c’era qualcuno che metteva la canzone giusta, quella che ha ancora il profumo delle lunghe estati dell’infanzia e non solo: Sapore di sale di Gino Paoli.
Le estati fortunate
Mastro Luciaio mi dice sempre che sono stata fortunata, a vivere queste estati “dorate”. Lui in vacanza non ci andava ma abitando in un paesino sulle colline toscane che già di per sé è luogo di villeggatura (San Baronto, di cui ho parlato anche in questo post per Destinazione Toscana), alla fine faceva le stesse cose con gli amici, i villeggianti, i turisti stranieri, le bici, le Vespe e juke box.
Però è vero, sono stata fortunata a poter vivere per anni delle vacanze così lunghe e spensierate. Poi i tempi per me sono cambiati, sono arrivati i viaggi all’estero, le compagnie low cost, l’università, il lavoro… le ferie sono diventate brevi e frenetiche. Forse anche più istruttive, interessanti, varie. Ma differenti.
Queste estati fortunate sono ancora dentro di me. Quando lavoro alle collezioni estive penso sempre a quel tipo di vacanza lì. Il mare della Versilia non è il più bello d’Italia, anzi, ma è, o almeno, era allora, un luogo dove si condivideva, ci divertivamo, a tutte le età. Ho sempre nel cuore quei profumi, e soprattutto quei colori, che, per me, sono e saranno sempre i colori dell’estate.
E le tue estati dell’infanzia?
Per tutti noi bambini degli anni ’80, però, le estati erano diverse. Il tempo da riempire che era solo nostro, fatto di noia e fantasia, di cose da raccontare e di racconti da ascoltare, quando, a settembre, tornavamo sui banchi di scuola. Io tornavo sempre volentieri. Da fine agosto in poi i giorni davvero passavano pigri, il tempo cambiava e non vedevo l’ora di ricominciare la mia quotidianità cittadina.
E tu? Come passavi le lunghe estati dell’infanzia?
Francesca
Diciamo che per quanto riguarda le infradito nulla è cambiato, me le incollo ai piedi da giugno a ottobre! Per il resto ovviamente le mie estati non sono più quelle di una volta, anche perché con l’avanzare degli anni (e l’avvicinarsi della menopausa) sopporto sempre meno il sole e la gente e al mare ci vado poco… Se posso viaggio alla volta di posti freschi e montuosi! Sarà che da bambina e adolescente di spiagge ne ho viste parecchie, poi sono nata in una zona della Sardegna poco turistica (all’epoca) e molto bella, qui di ogni giorno si andava tutti insieme al mare, con la borsa frigo, le fettine panate (Licia, c’era prima mia madre!) e i succhi di frutta per la merenda! Che ricordi❤️
MaMaglia
Lì da te sì che avete un mare da cartolina, altro che Versione!
Però le fettine panate in spiaggia mi lasciano un po’ perplessa 😂
Gabriella – Sas bellas Mariposas
Che bella descrizione hai fatto! Mi hai fatto sognare. Io non ho mai fatto un tipo di vacanza così, ma si faceva qualcosa di simile qui in Sardegna negli stessi anni. Solo che esistevano i “casotti”, delle piccole costruzioni in legno a ridosso delle spiagge, che facevano da via di mezzo fra campeggio e residenza estiva. Hanno segnato un epoca.
Io staccavo comunque per tre mesi e il ricordo che ho è di letture interminabili, interi pomeriggi persa nel mio mondo.
MaMaglia
Adesso 3 mesi di stacco dalla realtà sembrano impossibili non solo per noi adulti, ma credo anche per i bambini che sono sempre pieni di tanti impegni…