Prato, la città laniera
Oggi ti faccio conoscere Prato, la mia città, la città della lana, del filato, del tessuto, del cencio.
Sono un’artigiana che lavora proprio con questi materiali, è evidente che la storia della mia città ha avuto un ruolo determinante nelle mie scelte.
C’è Pratese e Pratese – Versione regionale
A Prato non siamo tutti pratesi. Io, per esempio, sono una pratese a metà. In questa città ci sono cresciuta, ci vivo da quando avevo due anni, ma mia madre è di origine senese, mio padre del Casentino, hanno entrambi vissuto a lungo a Firenze e lì sono nata.
Ci siamo trasferiti qui, come tanti concittadini, perché nei primi anni ’80 rispetto a Firenze la città era più vivibile e più economica, ma soprattutto, era, ed è, a due passi da Firenze. Tanto che i miei genitori sono ancora, fondamentalmente, fiorentini. Lì lavorano, lì abitano tutti i nostri parenti, lì abbiamo molti dei nostri punti di riferimento. Io vado anche dal dentista, a Firenze (non che non ci siano dentisti bravi a Prato, ma lo conosco, mi fido, ed in una manciata di minuti sono da lui comunque).
A Prato ce ne sono tanti, di pratesi come i miei genitori. Che non sono nati qua e che vivono ancora nell’ottica della città madre (Firenze, ma anche, in alcuni casi, Pistoia). Il pratese vero non ha molta simpatia per questi strani cittadini un po’ babbani, ma oramai ci si è abituato e ci convive senza troppi problemi.
C’è Pratese e Pratese – Versione internazionale
Del resto, a Prato ci sono anche tanti abitanti che vengono da ben più lontano di Firenze. Qui abbiamo la comunità cinese più grande d’Italia, la terza in Europa dopo Londra e Parigi, e se considerate le dimensioni della città, capirete che l’integrazione poteva essere un problema non da poco. Non che non ce ne siano, di problemi, è ovvio, ma per quanto riguarda l’integrazione in senso stretto Prato è una città che ha assorbito un’ondata migratoria di dimensioni importanti con una tolleranza e una capacità di accettazione a mio avviso rimarchevole. Un adolescente su 4 è di origine straniera, e ormai i brillantissimi teen ager dagli occhi a mandorla che non pronunciano C e T sono, com’è giusto che sia, la normalità.
Episodi di aggressioni razziste non ne ricordo nessuno. Momenti in cui le culture si mescolano e diventano una, moltissimi.
C’è la criminalità, cinese, italiana, di ovunque nel mondo. Ci sono tante cose da risolvere, ma la Prato multiculturale che siamo diventati negli anni è un valore tanto grande e forse troppo poco riconosciuto.
Qui si lavora, tutti
Credo che il merito vada proprio ai cittadini di Prato, quelli nati a Iolo, a Firenze, a Bolzano, a Zehiang. Se lavori, se hai voglia di metterti in gioco con le tue capacità e la buona volontà, non importa a nessuno da dove arrivi, perché Prato è una città di lavoratori.
Di lavoratori del tessile, principalmente, l’attività industriale e produttiva le cui origini nel luogo si perdono nella notte dei tempi, tanto che lo straccio, o il cencio, come lo chiamiamo noi, è parte integrante della storia della città.
A noi ci garba riciclare
Il prodotto che ha caratterizzato più che mai l’industria tessile di Prato è infatti il “cardato rigenerato”, un particolare e pregiatissimo filato caldo e morbido che proviene proprio dalla rigenerazione degli stracci usati, che soprattutto dal primo dopoguerra in poi arrivavano veramente da tutto il mondo. Come dice il nostro illustre concittadino Curzio Malaparte “Tutta a Prato finisce la storia d’Italia e d’Europa: tutta a Prato, in stracci»
La Prato di oggi
Prato, rispetto agli anni d’oro del cardato e del tessile, è cambiata molto. La crisi qui è arrivata fortissima, travolgendo le micro imprese familiari che con i loro telai nello “stanzone” costituivano la spina dorsale della nostra economia. Io non ho competenze di economia politica, non saprei dire perché, né cosa si potrebbe fare per risollevare il settore. So che un pratese senza telai che ronzano, senza la polvere fatta dei riccioli di filato, senza le pezze, è un po’ meno pratese.
La mia Prato
Anche io, che sono la pratese per metà che ti raccontavo, quei rumori, quei profumi, ce li ho nel cuore. Da bambina giocavo con le amiche a poca distanza dai telai in funzione; ho lavorato nell’ufficio estero di un importante lanificio storico, spedendo pezze pratesi in giro per il mondo; ho conosciuto la grande capacità di integrazione che ti dicevo poche righe fa, occupandomi della comunicazione di un maglificio cinese; ho sentito sulla mia stessa pelle gli effetti devastanti della crisi che ha fatto chiudere tante imprese.
Inevitabile che, proprio in quei momenti di difficoltà, sia stato in quel passato che sono andata a cercare me stessa. Nella sensazione impagabile di toccare un filato grezzo, nella soddisfazione di vedere un tessuto che cresce sul telaio e diventa accessorio, maglia, coperta.
Inevitabile che MaMaglia sia nata già con un passato (qui come trovo i miei materiali, anche e soprattutto a Prato).
E’ un bel passato, quello di Prato. Non sarà quello scintillante del rinascimento Fiorentino (si capisce, vero, che per noi Firenze è mamma, amante, nemica e amica?), ma a Prato le nostre porte del paradiso si aprivano proprio su quel lavoro che girava a ritmo continuo, sulla vitalità attiva della nostra gente, che come dice Edoardo Nesi in “Storia della mia gente”, non ha fatto altro che lavorare.
Negli anni ’60, ’70, ’80, a Prato non c’erano ferie, fine settimana, vacanze… c’era il lavoro, il denaro, l’attività, l’ingegno dei nostri imprenditori, la creatività degli stilisti (Enrico Coveri su tutti). Poi il declino, le aziende che chiudono, il centro con i fondi commerciali desolantemente vuoti, l’inferno delle fiamme del Teresa Moda.
Ma a Prato siamo forti, la voglia di lavorare non ce l’ha mai tolta nessuno, e ci reinventiamo, ci facciamo venire nuove idee, porteremo questa nostra straordinaria città verso un futuro che io credo sarà luminoso. Chiamatemi visionaria, ma ci credo.
Prato è bella
Che poi, Prato è davvero una città straordinaria, e non solo per le sue industrie. Capirai, con tutte le meraviglie che abbiamo qui in Toscana competere è difficilissimo, e Prato ha sempre fatto molto per emanciparsi dalla spettacolare morsa fiorentina (Prato si è staccata dalla provincia di Firenze nel 1992), dall’abbraccio della straordinaria Siena e della Val d’Orcia, dal confronto impari con Pisa, Arezzo, Lucca.
Abbiamo un forte fermento artistico contemporaneo, qui a Prato, che non troverai nelle più blasonate vicine di casa. Se deciderai di provare ad uscire dai soliti, ed incredibilmente belli, itinerari turistici tra il Chianti, il Rinascimento e il Medioevo, puoi provare a venire a visitare una città diversa, bella a suo modo.
La nostra Cattedrale di Santo Stefano è un piccolo gioiello. La corona il pulpito di Donatello, la decora il ciclo di affreschi di Filippo Lippi con una Salomè che taglia la testa e toglie il fiato, la completa la cappella della Sacra Cintola (ovviamente abbiamo una reliquia in tessuto!).
E come non citare la chiesa rinascimentale di Santa Maria delle Carceri a fianco al Castello dell’Imperatore, risalente addirittura a Federico II di Svevia.
Poi due eccellenze, il Museo di Arte Contemporanea Luigi Pecci, recentemente rinnovato, e il Museo del Tessuto, che dal medioevo ai giorni nostri racconta la Prato che è stata e che sarà.
Conoscere Prato
Sei curioso di sapere qualcosa di più su questa città? Ti lascio con qualche suggerimento da pratese quasi D.O.C.
Viaggiare a Prato
ArteMia propone visite guidate insolite e curate in ogni dettaglio, per famiglie, adulti e semplici appassionati di arte e storia.
Art Hotel Museo è l’hotel d’autore proprio accanto al Museo Luigi Pecci.
Porzioni abbondanti e cucina pratese tipica al Ristorante Logli, a Filettole. Da provare tre piatti tipici: la mortadella di Prato, i sedani ripieni e le pesche alla pratese.
Il biscottificio Antonio Mattei è un negozio storico del centro, dove assaggiare i cantuccini ed acquistare una bottiglia di Vin Santo.
Leggere Prato
Curzio Malaparte “Maledetti Toscani”
Edoardo Nesi “Storia della mia gente”
Armando Meoni “Prato ieri”
Riccardo Cammelli “Tra panni di rosso tinti”
Giorgio Bernardini “Chen contro Chen”
Prato al cinema
Giuseppe Bertolucci “Berlinguer ti voglio bene”, con Roberto Benigni, 1977
Francesco Nuti, Il Signor Quindicipalle, 1998
Mirko Rocchi “La Ballata del Sacco di Prato”, 2014
Maurizio Ponzi “Madonna che silenzio c’è stasera”, con Francesco Nuti, 1982.
Scelgo una scena cult di questo film per salutarvi: nella fabbrica Campolmi, oggi sede del Museo del tessuto, il giovane Francesco prova a far funzionare un telaio. Perché noi siamo così: si ride anche quando ‘un c’è nulla da ridere.
Alessandra
Sono stata a Prato per la prima volta a gennaio. Sinceramente nessuno mi consigliava di visitarla e invece il centro storico è bellissimo! La sua storia è molto simile a quella del Biellese, la zona da cui vengo. Entrambe aree tessili che hanno vissuto decenni di gloria e che purtroppo poi hanno risentito pesantemente della crisi!
MaMaglia
È vero, Biella è una città che ha tante caratteristiche simili a Prato!
Katja
Che bel racconto su Prato, mi sono persa davvero a leggere! A Prato io ci sono solo passata: ricordo solo giornate afose, molto calde quando scendevo dal treno per aspettare la coincidenza per Firenze! Spero proprio di poterla vedere un giorno … ovviamente non in una calda giornata di agosto 🙂
MaMaglia
Per carità, in agosto non te la consiglio davvero! 😂 Però negli altri mesi sì, è una Toscana diversa dai soliti itinerari, ma non meno interessante!
Raffaella
Bellissimo articolo, letto tutto d’un fiato, che fa venire voglia di visitare questa città di cui sapevo davvero poco. Grazie per tutti i tuoi spunti, anche e soprattutto quelli letterari, che andrò sicuramente a cercare.
MaMaglia
Sono felice di aver raggiunto proprio l’obiettivo che mi ero prefissata, e cioè far conoscere un poco Prato a chi non ne sa molto… La nostra Italia è talmente ricca di tesori artistici, storici, umani, che a volte ce ne dimentichiamo!
Leomamma
Che voglia di tornarci dopo aver letto il tuo post ❤️
MaMaglia
Io ti aspetto, se tornerai fammi sapere! 😊
Francesca
Non ci sono mai stata, purtroppo, ma non faccio fatica a credere che sia bellissima, come tutta la Toscana del resto…la tua descrizione mi ha ricordato anche un po’ la Sardegna, la forte voglia di impegnarsi, reinventarsi e lavorare tanto, soprattutto…e anche qui a Cagliari ci sono moltissimi cinesi!
MaMaglia
Ed io invece non sono mai stata in Sardegna, dobbiamo assolutamente rimediare!
NonPuòEssereVero
Io Prato la conosco perchè il mio ex ragazzo, tanti anno fa, viveva a Rifredi e andare a Prato era un attimo 🙂
Che poi non ricordo neanche cosa ci andavo a fare 😅
Detto questo, sono dovuta andare a cercare Teresa Moda, non ricordavo questa vicenda 🙁
MaMaglia
C’è sempre un buon motivo per venire a Prato! 😊 Purtroppo il rogo del Teresa Moda è stato una vergogna per la città, invece…
Romina
Quante cose interessanti ho scoperto della tua città. Spero di visitarla
MaMaglia
Prato vi aspetta tutti quanti, abbiamo bisogno di turisti! 😊